La bibbia dei segreti per rendere sicura la bici per il tuo bimbo di 3 o 4 anni

Uno dei primi sport ai quali si è avvicinata mia figlia Sveva è stato il ciclismo.
Detto così sembra che io abbia messo al mondo la versione millenial del leggendario Gino Bartali.
In realtà si tratta di un’attività che affascina la maggior parte dei bambini, che sin dai primissimi anni di vita sognano di salire in sella e pedalare.
Tuttavia convincere Sveva a pedalare è stato tutt’altro che semplice non faceva altro che lamentarsi di quanto fosse faticoso…

Alcuni caschi per bici per bimbi e bimbe di almeno 3 anni

Basta solo superare la prima diffidenza…

Nonostante la pigrizia e il timore di cadere, ammirava entusiasta i suoi cugini più grandi che si divertivano sfrecciando nel cortile dei nonni e, in occasione di qualche pausa merenda ha provato a salire su una di esse, ovviamente senza riuscirci perché erano troppo alte per lei.

Quando i suoi occhietti hanno cominciato a brillare di fronte ad una bici la mia bimba aveva solo 18 mesi e camminava da pochi mesi, ero davvero perplessa su come comportarmi.<p>Continuavo a chiedermi se fosse il caso di assecondarla o di rimandare il primo incontro con una bici a quando io mi sarei sentita più tranquillo.

Sì, ma quando mi sarei sentita tranquillo? <br>Forse al suo 30esimo compleanno le avrei regalato una bicicletta e allora sì che non avrei avuto paura di vederla cadere dal sellino o di dover medicare gomiti e ginocchia sbucciate.

A parte gli scherzi, è giusto aspettare che sia il genitore a sentirsi pronto per una nuova esperienza? Riflettendoci meglio, ho sempre pensato che il mio ruolo di educatore e padre di una bambina è quello di avere cura della piccola donna che c’è in lei e quindi di rispettare i suoi tempi, anche se spesso non coincidono con i miei.

In effetti questo è proprio uno degli aspetti più difficili dell’essere genitori: i bambini crescono senza volerlo e senza rendersene conto – è un processo naturale – il genitore, invece, deve fare un passo in avanti ogni volta che si accorge che il figlio è cresciuto e deve adattarsi volontariamente, non è un processo spontaneo ma una forzatura che richiede tanto coraggio.

Ho imparato sin da subito che il rapporto genitori/figli è una continua rincorsa da parte dell’adulto che di tanto in tanto crede di aver trovato la quadra, salvo poi accorgersi che il figlio ha fatto un altro scatto di crescita manifestando esigenze completamente nuove. Così ho capito che se mia figlia a 18 mesi voleva provare ad andare in bici, il mio ruolo di genitore non era quello di chiedermi se fosse pronta perché lo era già, quella a non esserlo ero io e me ne dovevo fare una ragione.

Quando ho capito che mia figlia era pronta…

In qualche angolo remoto del mio cuore di padre ansioso ho trovato il coraggio di prendere una bici adatta alla mia bambina e farla salire sul sellino. In quello stesso istante ho capito che lei era davvero pronta e che rimandare quel momento avrebbe contribuito a trasmetterle insicurezza e questo, ai miei occhi, è una cosa ben più grave delle ginocchia sbucciate.

Prima di comprare la bici o però fatto alcune ricerche per verificare che fosse davvero un’attività adatta ai bambini al di sotto dei due anni e in questo modo ho scoperto che si tratta di uno sport che si consiglia di far praticare ai propri figli proprio nei primissimi anni di vita perché la capacità di stare in equilibrio sulle ruote di una bicicletta può essere acquisita molto più facilmente quando si è piccoli rispetto a quando si è più grandi o addirittura adulti.

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Conosco infatti persone adulte che non sanno andare in bici, perché non lo hanno fatto da piccoli e non sono stati invogliati a farlo dai genitori, che non salirebbero su una bicicletta neanche sotto tortura. 

Questo conferma che andare in bici è un esercizio che richiede coraggio e quella dose di incoscienza che solo un bambino piccolo può avere.

Conosco infatti persone adulte che non sanno andare in bici, perché non lo hanno fatto da piccoli e non sono stati invogliati a farlo dai genitori, che non salirebbero su una bicicletta neanche sotto tortura. 

Questo conferma che andare in bici è un esercizio che richiede coraggio e quella dose di incoscienza che solo un bambino piccolo può avere.

Una delle cose più difficili è…

Una delle cose più difficili da imparare quando si decide di salire in sella sulle due ruote riguarda il senso della coordinazione.

Per chi sa andare in bicicletta alternare la pedalata prima con una gamba e poi con l’altra può sembrare un gioco da ragazzi, ma quando lo si fa per la prima volta, questo movimento, potrebbe non essere così scontato.

Senza dimenticare che oltre a coordinare i piedi per pedalare, è necessario imparare a gestire anche il manubrio comprendendo il meccanismo della svolta a destra e della svolta a sinistra. Infine occorre insegnare al bambino come fermare la bicicletta usando i freni, che servono a bloccare la ruota posteriore e quella anteriore.

Come fare a migliorare la coordinazione del tuo bimbo in bici?

Per favorire l’apprendimento del senso della coordinazione è possibile acquistare prima una bicicletta senza pedali, in questo modo il piccolo ciclista in erba può fare proprio il movimento che prevede l’utilizzo prima di una gamba e poi dell’altra, imparando anche a gestire il manubrio.

Lo step successivo alle prime pedalate

Successivamente è possibile passare ad una bici normale (dotata di pedali e freni), munita di rotelle che permettono di restare in equilibrio anche da fermi.

Quando ho deciso di assecondare la voglia di Sveva ho dovuto necessariamente mettere in conto le eventuali cadute. A dire il vero quello che mi terrorizzava, più delle ginocchia o dei gomiti sbucciati, erano i possibili urti alla testa o l’eventualità che durante una caduta si fratturasse qualche osso.

Per questo motivo, prima di comprare la bicicletta ho acquistato i dispositivi di sicurezza: casco, protezione per le ginocchia e per i gomiti.

Per circa una settimana la piccola ha giocato in casa con questi oggetti di sicurezza, prendendo familiarità con essi, in questo modo quando è arrivata la bicicletta era già abituata al casco e agli altri dispositivi, che li ha indossati senza fare storie.

Mettere a tacere l’ansia da genitore è un’impresa titanica ma non impossibile, perciò se anche tu sei alle prese con la paranoia da bicicletta e stai cercando una guida che ti permetta di mettere in pratica tutta una serie di iniziative volte a rendere sicura la bicicletta prima che il tuo bimbo la usi, allora eccoti le regole da seguire e tutti i segreti da ricordare per vivere con serenità questa nuova esperienza.

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Alcune ginocchiere e paragomiti per bicicletta da bimbi

Il vademecum per rendere la bici del tuo bimbo super sicura

  1. Indossare un casco, è un dispositivo di sicurezza che protegge la testa in caso di urti o cadute. Per poter svolgere la sua funzione, il casco deve essere adatto alle dimensioni della testa del bambino e deve rispondere agli standard imposti dalla CE.
  2. Scegliere la bicicletta in base alla corporatura del bambino. È consigliabile scegliere la bicicletta da acquistare portando con sé anche il destinatario del regalo, in questo modo è possibile verificare che il piccolo sia in grado di mettere i piedi a terra quando è seduto sul sellino.
  3. Verificare l’affidabilità dei freni, il corretto funzionamento delle marce (se ci sono) e che le gomme siano fissate bene e abbiano la giusta pressione. Si tratta di una fase di manutenzione che deve essere eseguita ogni volta che il bambino sale sulla bicicletta dopo un lungo periodo di inutilizzo (es. in inverno).
  4. Insegnare le regole basilari del codice della strada, tenendo conto dell’età del bambino. Sii tu il primo esempio da seguire e insegna loro a guidare dal lato destro della strada, a stabilire un contatto visivo con gli altri conducenti, a rispettare alcuni segnali stradali (stop, divieto di accesso, semaforo, etc.), ad usare i segnali manuali appropriati (svolta a destra o a sinistra) e a fermarsi prima di attraversare un incrocio.
  5. Saper usare le luci, assicurandosi che sulla bicicletta ci siano i dispositivi catarifrangenti in modo tale da essere visibili anche al crepuscolo.